Record Runners Music Store

record-runners-finisterrae-music-shop-design-diego-cinquegrana-the-golden-torch-aimaproject-sa-logo

Menu

marilyn-manson-we-are-chaos

Marilyn Manson – We Are Chaos 2021

Autore | Federico Fea

Una copertina simile a molte altre: il viso dell’artista che fissa l’ascoltatore. Eppure c’è qualcosa di particolare che fuoriesce da questo autoritratto datato lockdown, copertina dell’ultimo lavoro del Reverendo. Sarà l’età che sembra non passare, sarà il carisma comunque sempre gigantesco, ma quegli occhi dipinti sembrano agganciarsi ai tuoi per non lasciarli più. Non si tratta di un capolavoro, chiariamolo subito, ma questo disco ha la fastidiosa caratteristica di appiccicarsi alla mente e farsi riascoltare tantissime volte. Non siamo più di fronte all’Anticristo dello shock-rock, all’artista che miscelava Trent Reznor e Alice Cooper mandando in allarme le Curie. Siamo di fronte ad un uomo che è ancora capace di qualche rigurgito più heavy come Red, Black And Blue o Infinite Darkness, ma che ha bisogno di fermarsi a prendere fiato e riflettere con pezzi più lenti e che sicuramente faranno storcere il naso ai fan più fracassoni. Ma è proprio dai pezzi più inaspettati, Paint You With My Love e Half-way & One Step Forward su tutte, che si ottengono le emozioni migliori e quelli dai quali si intuisce la direzione che Manson sta prendendo: quella di un crooner maledetto, un Man In Black elettrico. Distorsioni, chitarre e batterie accelerate ci sono, ma la voce più forte in questo lavoro è quella più introspettiva, forse alimentata anche dalla situazione inusuale dei diversi lockdown che hanno lasciato strascichi in tutti noi. Se questa voce fosse stata lasciata più libera, forse, saremmo di fronte ad un lavoro che avrebbe rappresentato un punto di svolta significativo in una produzione che negli ultimi anni si è dimostrata piuttosto fiacca. Invece abbiamo tra le mani un lavoro buono, ma che sembra non voler (ancora?) prendere una direzione definitiva. L’impressione che rimane, però, è che Manson stia ritrovando il “tocco” e che se deciderà di allontanarsi dai suoni che l’hanno reso famoso, ma che ora sanno un po’ di stantio, probabilmente potrà aspirare a diventare IL crooner 2.0, un Johnny Cash urbano, perfetto per cantare il nichilismo degli Anni Duemilaventi.

Voto: 7

Giudizio: Punto di partenza