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Dimmu Borgir – For All Tid 1994

Autore | Federico Fea

I Dimmu Borgir sono oggetto di una divertente, ma un po’ cattivella, battuta ricorrente tra gli appassionati di metal estremo: “togli le tastiere e sentirai gli AC/DC, togli le chitarre e sentirai Hit Mania Dance”. Per quanto nel corso degli ultimi anni la band norvegese sia indubbiamente andata incontro ad un’evoluzione che ha smussato alcuni tratti (la ferocia e la “malignità”) esaltandone altri (la ricerca della melodia e della magniloquenza), nel primo full-lenght Shagrath, Silenoz e soci non si pongono alcun problema a presentare un prodotto che, nel panorama black, rappresentava una variante originale. Nonostante sintetizzatori e tastiere avessero già cominciato ad accompagnare le chitarre in diversi altri momenti (Cradle Of Filth, Emperor) i Dimmu Borgir sono i primi a riservare loro un ruolo pari a quello degli altri strumenti più canonici e a non impiegarli come semplici riempitivi o abbellimenti. Sfruttando una vena compositiva non comune per una band agli esordi, i norvegesi licenziano un’opera prima incredibile per qualità e compattezza. Tappeti sonori soffocanti e al tempo stesso melodici, blast-beat potenti, chitarre affilate e voci (Silenoz, Shagrath e l’ospite Aldrahn) taglienti, siano esse in clean o in growl. Immaginatevi una fortezza di pietra, arroccata su di un picco, sferzata continuamente da venti tesi che si insinuano nelle sue finestre e aperture, creando spifferi gelidi e suoni gutturali e tenebrosi, ma al tempo stesso invitanti e in un qualche modo oscuro anche sensuali. Ecco l’immagine che più viene in mente ascoltando questo bellissimo lavoro. Sebbene le opere successive siano indubbiamente più mature e più “chiare” negli intenti, questo lavoro rappresenta un riferimento assoluto per chi volesse avere una fotografia di cosa fosse il black metal agli esordi: una musica, e una scena, pregna di tanti significati, con tante sfaccettature capaci di rendere imprevedibile qualsiasi opera perché ogni band declinava la musica in funzione della propria personalità.

Voto: 9,5

Giudizio: Indispensabile